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Cambiamento climatico e abitudini alimentari

Il cambiamento climatico condiziona le abitudini alimentari degli Italiani? E in che modo? A queste domande cerca di rispondere Donatello, il nuovo monitor a cura dell’Osservatorio Sonda.

Lunghi periodi di siccità seguiti da alluvioni – ne abbiamo avuto un tragico esempio nei giorni scorsi – sembrano essere, a detta degli esperti, le conseguenze di un cambiamento climatico in atto e destinato a condizionare sempre più la vita su nostro pianeta e, di conseguenza, le abitudini della popolazione, comprese le abitudini alimentari.

La sonda Donatello ha voluto indagare la reazione che tutti noi abbiamo come consumatori rispetto al mutamento che interviene nei prodotti (sapori, odori, consistenze, proprietà organolettiche) e professionisti del settore alimentare i quali, altrettanto, sono chiamati a gestire i cambiamenti per non perdere clientela.

Con il cambiamento di territorio, clima e suolo, infatti, si fa reale il rischio di un conseguente cambiamento dei sapori, profumi, consistenze dei prodotti della terra e non da ultimo quello dell’alterazione dei ritmi della natura. Alcune produzioni potrebbero essere delocalizzate, altre potrebbero scomparire.

Ma quali in concreto sono gli effetti sul consumatore?

Consapevolezza, senso di responsabilità, spirito di adattamento sembrano essere i fattori principali: cambia il clima, dunque cambia il carello della spesa così come le scelte al ristorante. 

Cos’è il cambiamento climatico e perché fa paura? 

Fa parte della natura del Pianeta Terra ma negli ultimi due secoli ha visto la mano dell’uomo e le sue attività accelerarne gli effetti.
Da quando ha avuto inizio la combustione dei combustibili fossili sono iniziate le emissioni di gas serra che, in modo ingravescente, hanno stretto la Terra in una cappa capace

di trattenere il calore del sole, aumentando quindi le temperature. Tutte le attività produttive (e non solo) dell’uomo causano emissioni: l’industria, l’agricoltura, la zootecnica, i trasporti, ma anche i consumi energetici domestici e altro ancora.
Tutte le attività produttive (e non solo) dell’uomo causano emissioni. Diversi sono i fenomeni naturali determinati dalle emissioni, che nel loro complesso stanno causando un pericoloso cambiamento climatico generalizzato. Alcuni danni, in termini di perdita di specie e di biodiversità, sono già irreversibili.

Le conseguenze del cambiamento climatico

Spesso, assaggiando un cibo, è capitato a tutti di fare questa riflessione: “non ha più lo stesso sapore di una volta”. È così per il 65% dei consumatori.

Un’importante conseguenza dell’alterazione del clima, dei ritmi e dei cicli della natura, è l’alterazione del sapore di alcuni cibi, specialmente frutta e verdura. Uno dei motivi deriva dal fatto che le piantagioni si spostano a nord, la resa diminuisce e il terreno e il clima diversi conferiscono ai prodotti caratteristiche organolettiche diverse. Ma esiste anche il tema delle produzioni intensive, dei ritmi che il mercato impone. 

La maggior parte dei consumatori (42%) rinuncia all’acquisto di quei prodotti di cui non riconosce e non apprezza più il sapore.

Difendiamo il pianeta!

Il discorso sulla carne in vitro è diventato un tema molto importante in quest’ultimo periodo: in seguito alla sua approvazione negli USA (come prodotto «sicuro», che non vuol dire commercializzabile) sono arrivate molte reazioni tra cui quella italiana che si pone fermamente contro un’eventuale commercializzazione di un prodotto che non convince oltre il 70% dei consumatori, arrivando a imporre un divieto categorico sul tema.

Anche gli insetti sono fermamente rifiutati: il 46% dei consumatori, con una presa di posizione emozionale, dato che il prodotto è dimostrato essere sicuro e sostenibile, dichiara di non voler consumare alimenti prodotti con farina di insetti. Infine, gli OGM, approvati lo scorso febbraio dall’UE, hanno ricevuto poca approvazione da parte di associazioni e consumatori Italiani. 

Come cambia il consumo al ristorante

Attenti alla cura di sé e al rispetto per l’ambiente. Così sono i consumatori del nuovo millennio. Cambiamento che si riflette nei consumi in casa e fuori casa.

Addetti alla somministrazione e ristoratori devono rispondere a questa nuova esigenza ma non per tutti è semplice. Metà dei consumatori, infatti, dichiara di non riscontrare una risposta efficiente ai loro bisogni di cambiamento.

Se cambia il clima, cambiano le abitudini e i gusti e, cioè: a fronte di un cambiamento che si impone anche alle scelte di cucina, la comunicazione, l’informazione, così come la

stessa scelta di rinunciare all’utilizzo di un prodotto che non ha più lo stesso sapore di una volta, sarebbero azioni particolarmente apprezzate secondo i nostri consumatori (30%).
Risultati che fanno riflettere e invitano a modulare la propria offerta per incontrare la risposta positiva di un pubblico sempre più consapevole ed esigente. 

M.C

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