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Influenza aviaria: che cos’è? È pericolosa per l’uomo?

In Europa stiamo assistendo a una delle più gravi forme influenzali che colpiscono gli animali: l’influenza aviaria, che può rientrare tra le zoonosi che possono nuocere all’uomo se la malattia viene trasmessa tramite il contatto con uccelli infetti oppure con superfici contaminate dalle loro feci, lettiere e piume.

L’influenza aviaria è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce principalmente il pollame e gli uccelli acquatici selvatici. I suoi virus sono ad alta patogenicità (HPAI, Highly Pathogenic Avian Influenza) o a bassa patogenicità (LPAI, Low Pathogenic Avian Influenza) a seconda delle caratteristiche molecolari del virus e della sua capacità di causare malattie e mortalità nei polli.

Gli uccelli selvatici migratori sono ospiti naturali e serbatoi per tutti i tipi di virus dell’influenza aviaria, quindi svolgono un ruolo importante nell’evoluzione, nel mantenimento e nella diffusione di questi virus. Poiché non è possibile impedire totalmente il contatto del pollame con gli uccelli selvatici migratori e con i loro escrementi, ci sarà sempre un certo livello di rischio di introduzione dei virus dell’influenza aviaria dal momento che gli uccelli selvatici possono essere infettati dalla LPAI, ma più raramente dalla HPAI. L’influenza aviaria colpisce anche molte specie di uccelli domestici, tra cui polli da carne, tacchini, galline ovaiole, oche e altre specie di rilevanza alimentare.

I fattori di rischio più importanti sono:

– la potenziale mutazione del virus a bassa patogenicità LPAI in virus ad alta patogenicità HPAI;

– il contatto tra pollame e uccelli selvatici (principalmente uccelli acquatici migratori come oche e anatre, ma si contano oltre 50 specie di uccelli selvatici portatori sani);

– il contatto con altri prodotti avicoli (feci, lettiera, piume e peluria);

– il consumo di animali morti infettati nella catena alimentare animale e la diffusione (potenziale) tra altre specie.

Poiché taluni ceppi di HPAI hanno affinità con i virus dell’influenza umana, gli esperti di salute pubblica ritengono plausibile che la forma HPAI potrebbe anche fondersi con il virus dell’influenza umana, saltare la barriera delle specie, diffondersi e avere un effetto devastante sulla popolazione umana. Tuttavia al momento questa è ritenuta ancora una ipotesi, in quanto i virus influenzali che colpiscono gli animali sono distinti dai virus dell’influenza umana e non si trasmettono facilmente tra le persone.

Per la salute umana il rischio deriva dal contatto senza protezioni adeguate in ambienti contaminati con alta carica virale circolante e a stretto contatto con gli animali infetti, siano essi vivi o morti. Sono quindi situazioni a rischio i mercati di uccelli vivi, diverse fasi della lavorazione del pollame, come la macellazione, la spennatura, la manipolazione delle carcasse. Ciò avviene principalmente in Paesi a scarsa igiene come quelli dell’Asia centrale, soprattutto in Cina, dove periodicamente si manifestano nuovi focolai di infezione: la malattia si trasmette per stretto contatto con volatili domestici infetti attraverso secrezioni e feci disseccate degli animali, polveri inalate (respirate), oppure toccando con le mani – senza opportune protezioni (guanti, mascherina, ecc.) – oggetti o superfici contaminate e causare il contagio qualora fossero portate alla bocca, agli occhi o al naso. La sintomatologia è data da febbri alte e difficoltà respiratorie, simili all’influenza umana, con casi gravi che hanno portato al decesso di talune persone.

Il rischio per la salute umana deriva anche dal consumo di cibo poco cotto ma è sufficiente mettere in pratica le indicazioni dell’OMS in materia di igiene alimentare nella manipolazione della carne cruda e nella preparazione degli alimenti con un’accurata cottura, per ridurre i rischi connessi a cibi contaminati.

In Europa il rischio di trasmissione delle malattie da influenza aviaria per la popolazione in generale è considerato molto basso. Solo per le persone esposte in quanto lavoratori negli allevamenti è stimato ad un livello basso/medio, per lo più dovuto a inalazioni delle polveri poiché per lavorare è previsto di indossare appositi DPI – Dispositivi di protezione individuale. La legislazione UE stabilisce infatti specifiche disposizioni per la sorveglianza, il controllo e l’eradicazione dell’influenza aviaria. Dal 2003 gli Stati membri della UE devono attuare programmi di sorveglianza dell’influenza aviaria per l’individuazione precoce sia del virus ad alta patogenicità che di quello a bassa patogenicità. La sorveglianza è obbligatoria ai sensi del Regolamento di esecuzione (UE) n. 2020/690, a seguito dei focolai che si sono succeduti in questi ultimi anni (a partire dal 2016/2017). L’ondata epidemica del 2020/2021 risulta essere una delle più vaste mai accadute in Europa, a partire da ceppi euroasiatici di LPAI e da un riassortimento tra i virus HPAI europei, diffusasi dapprima nei Paesi dell’Europa dell’Est e del Nord, ora è arrivata anche in Italia. Al momento la regione più colpita risulta essere il Veneto, seguita da alcuni focolai in allevamenti di Lombardia ed Emilia-Romagna.

Per tutti i casi sospetti di HPAI si devono prendere provvedimenti appropriati in conformità con il Regolamento (UE) 2016/429.

Per limitare la diffusione, quando è accertato il virus ad alta patogenicità, devono essere attuate il più rapidamente possibile le misure di abbattimento, compresa la distruzione di tutti gli animali (prassi che va sotto il nome di “stamping out”). Anche i mangimi, le attrezzature contaminate, il letame e le lettiere devono essere distrutti o trattati per inattivare il virus. Per prevenire la diffusione della malattia, le Autorità competenti devono attuare restrizioni alla circolazione nell’intorno dello stabilimento interessato, definendo una zona di protezione e una di sorveglianza in un raggio di 3 o 10 chilometri. Se necessario le misure di abbattimento devono essere messe in atto anche negli stabilimenti vicini o che hanno avuto contatti con quello del focolaio. A livello di allevamento occorre prevenire il contatto diretto o indiretto del pollame con gli uccelli selvatici, insieme a misure igieniche preventive della stalla (pulizia, disinfezione).

Tutte le misure adottate dalla Commissione mirano a fermare la diffusione della malattia, in linea con la legislazione comunitaria e i requisiti definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. All’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie è affidato il compito di monitorare la situazione in tutta Europa.

Tutta la carne che arriva sul mercato è sicura perché i controlli veterinari sono efficaci: nessuna carne di pollame infetto o potenzialmente infetto potrà entrare o essere commercializzata in Italia (e in Europa, proveniente da paesi terzi, senza essere bonificata con adeguati trattamenti previsti dai regolamenti comunitari). Ciascun esercizio commerciale ha l’obbligo inoltre di documentare la tracciabilità dei prodotti acquistati e che vengono somministrati ai consumatori.

In ogni caso il virus dell’influenza aviaria viene rapidamente inattivato dalla cottura.

Il problema assume rilevanza economica poiché tutti i capi degli allevamenti infetti da HPAI (In Italia a dicembre 2021 si sono contati già 13 milioni di capi infetti) devono essere abbattuti ed eliminati e gli ambienti disinfettati accuratamente prima di reintrodurre nuovi animali sani.

G.L.Pastori – Da Ingegneria Alimentare Le Carni

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