
È uno dei piatti tipici lombardi più conosciuti, diffuso in diverse varianti ma sempre a base di carni di maiale e verza. In Brianza si chiama Cazoeula, a Milano Cassoeula a seconda del diverso modo di pronunciare il dialetto.
Le sue origini, risalenti nel tempo, affondano le proprie radici nelle arcaiche tradizioni culinarie invernali delle famiglie contadine lombarde, in particolare brianzole.
Cottura lenta e lunga che consente ai cibi di rilasciare sapori e alle carni di mantenere la morbidezza.
Un tripudio di gusto: costine, cotenne, piedini, musino, orecchie, codino e, immancabili i salamìtt di verz, piccole salsicce corte di carne di maiale tritata fine con sale e spezie, ideali da cuocere in umido. La carne, cuoce nei suoi umori, col coperchio chiuso, in questo modo le cartilagini si sciolgono, non si attacca al pentola e raggiunge quel giusto grado di collosità che contraddistingue il piatto. Perché, come dicevano i vecchi: “La cassoeula la g’à de vèss tachenta, e minga sbrodolada e sbrodolenta”.
Nel 2013 nasce il Festival della Cassoeula allo scopo di celebrare, preservare e valorizzare la tradizione di questo piatto succulento e gustosissimo.
Carni genuine e, soprattutto verza invernale che, secondo la tradizione, va raccolta dopo le prime gelate autunnali: questa condizione permette alla verza di restare croccante una volta cotta.
Ogni anno dal 2013, a partire dal giorno di Sant’Antonio (17 gennaio) e per due interi mesi, gli chef brianzoli si sfidano per aggiudicarsi l’ambito trofeo CAZOEULA D’ORO attribuito alla miglior cazoeula dell’anno, valutata sulla base dell’insindacabile giudizio della giuria popolare e di quella tecnica, composta da chef dell’Associazione Cuochi della Provincia di Como e da giornalisti di settore.
I clienti sono invitati a esprimere la loro opinione dopo aver scelto il ristorante preferito e gustato il piatto.
M.C.
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