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Carne vegetale sì, eppure una zootecnia sostenibile si può

La domanda di alimenti sostitutivi delle proteine animali è in continua crescita: il fenomeno non deve essere ignorato e nemmeno demonizzato.

Da tempo, infatti, i prodotti a base vegetale che simulano quelli a base animale – polpette o burger – hanno conquistato gli scaffali della grande distribuzione e di molti negozi al dettaglio, in tutto il mondo.
L’Italia non è estranea al fenomeno e di questo argomento abbiamo già trattato ampiamente sulle pagine dei nostri giornali con ricerche e opinioni scientifiche.
Attenzione all’ambiente e aspirazione a una sana alimentazione sono generalmente alla base della scelta di consumare alternative vegetali alla carne. 

Durante l’ultima edizione di Tuttofood a Milano, per esempio, il Better Future Award 2021 ha assegnato il secondo posto del Premio Innovazione a ParePollo, prodotto firmato da Food Evolution dell’azienda umbra Joy: straccetti vegetali, a base di soia, che si caratterizzano per texture e gusto analoghi a quelli della carne, risultato ottenuto grazie a una nuova tecnologia che permette di creare una “carne” vegetale al 100%. L’equilibrio nutrizionale dichiarato – 22-24% proteine, basso contenuto di grassi 7-9%, e carboidrati 5-7% – è stato ritenuto meritevole del riconoscimento. 

È un dato di fatto, del resto, che, quello delle carni vegetali, è un mercato in crescita come dimostra il recente arrivo in Italia dei prodotti realizzati e diffusi da Future Farm, azienda brasiliana specializzata nella produzione di carne di origine vegetale al 100% con il sapore e la consistenza della carne animale.
Per il lancio del nuovo prodotto è stata scelta Bologna, città simbolo di ragù e tortellini, e qualcuno potrebbe vedere una provocazione in questa scelta.  

Con burger, macinato, polpette, salsicce, pollo e presto anche tonno, la foodtech brasiliana di prodotti plant-based entra nel mercato italiano e sceglie il capoluogo dell’Emilia Romagna per offrire nuove alternative alla carne.
Consistenza e succosità paragonabile alla carne tradizionale: i prodotti Future Farm sono composti da ingredienti 100% naturali, senza glutine, non OGM, senza aromi artificiali, senza grassi idrogenati, senza colesterolo. 

Per l’azienda foodtech, l’Italia è un territorio su cui investire.
Eppure, se lo scoglio da superare sono le emissioni di gas a effetto serra, la ricerca in campo zootecnico sta dando risultati eccellenti. È quanto emerge dai risultati del progetto LIFE BEEF CARBON – coordinato per l’Italia dal CREA, con il suo centro di Zootecnia e Acquacoltura, presentato recentemente.

Nato con l’obiettivo di ridurre del 15% le emissioni di gas a effetto serra negli allevamenti bovini da carne in 10 anni, LIFE BEEF CARBON ha, in realtà, superato le aspettative.
In Italia (uno dei paesi produttori di carne coinvolti insieme a Francia, Irlanda e Spagna) le emissioni si sono ridotte in soli 3 anni del 10% in media, del 15% qualora venga adottata più di una strategia di mitigazione. Le misure che si sono rivelate più efficaci sono risultate il miglioramento della dieta e dell’alimentazione dell’animale, la cura per il benessere, l’uso delle deiezioni zootecniche per produrre energia rinnovabile, la gestione dei reflui zootecnici per la fertilizzazione di campi. Da sottolineare, infine, come l’adozione anche solo di alcune delle misure apporti vantaggi economici per l’allevatore.
Tutto ciò ha consentito, quindi, la riduzione del carbon footprint (impronta di carbonio) della carne prodotta, calcolato a partire da una serie di dati raccolti quali la superficie aziendale, gli animali allevati, le colture, l’alimentazione e il tipo di allevamento.
Si tratta del punto di partenza per l’evoluzione dell’intero settore e rappresenta un passo importante per migliorare la sostenibilità degli allevamenti da carne e dei bovini in generale, contribuendo alla strategia “Farm to fork”, secondo le indicazioni del New Green Deal europeo.

M.C.

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