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Prezzi ridimensionati, ma performance migliori

Terzo Report Ismea post Covid-19 – Andamento delle carni

L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare-ISMEA ha diramato a giugno il terzo Rapporto sull’andamento della domanda ed offerta dei prodotti alimentari nel mercato domestico. Estrapoliamo i dati relativi alla carne nelle tipologie più classiche. 

Filiera carne bovina – Prosegue il rallentamento dell’attività di macellazione dei bovini da carne a fronte della domanda debole in atto da diverse settimane e che comincia a risentire anche dei primi effetti della crisi economica. In flessione anche le attività di ristallo. Il mercato delle carni bovine nelle ultime settimane di maggio è ancora caratterizzato da una domanda domestica cauta e selettiva che favorisce il vitellone e penalizza il vitello. Migliore, seppure su livelli non ancora soddisfacenti, l’interesse per i capi adulti favoriti dalle graduali riaperture delle hamburgherie. Sul fronte dei prezzi, c’è stato un lieve ridimensionamento dei corsi per tutte le categorie. Per i vitelli gli attuali livelli sono al di sotto degli analoghi dello scorso anno. Per le vacche, si registra un lieve recupero anche leggermente superiore a quello dello scorso anno. Per i vitelloni i listini hanno mostrato una buona tenuta per i primi due mesi di lockdown, per poi cedere in parte nelle ultime settimane, fattore che potrebbe favorire l’assorbimento completo della merce italiana. A sostegno della filiera sono state attivate a livello comunitario misure per gestire le momentanee eccedenze. Ad essere interessate al provvedimento sono però solo le carni degli animali di età non inferiore a otto mesi.

Filiera carne suina – Il comparto suinicolo italiano sta evidenziando tutte le sue fragilità, sia da un punto di vista strutturale che organizzativo. Nel corso del 2019, molti problemi erano stati accantonati dalle ottime performance delle quotazioni all’origine dei suini vivi. Tuttavia, ad inizio 2020 era emerso un indebolimento dei prezzi all’origine dei suini pesanti destinati alle produzioni tipiche, e da marzo 2020 è esplosa la tendenza al ribasso di tutti i prezzi dei capi vivi, sia da allevamento che da macello, a causa del pressoché totale azzeramento del canale Horeca e del rallentamento degli impianti di macellazione e dell’industria. Le quotazioni all’origine dei suini pesanti destinati alle produzioni IG tra gennaio e maggio del 2020 sono calate del 35%. Il mercato all’ingrosso, a partire dal mese di marzo ha avuto un netto calo per le cosce fresche destinate al circuito tutelato, considerando che il prosciutto crudo stagionato (soprattutto il Parma) è stato fra i prodotti più indeboliti dal crollo della domanda dovuto alla chiusura dell’Horeca.  Per i prezzi all’ingrosso, quelli delle cosce fresche destinate a produzioni DOP sono rimasti stabili. Stesso andamento registrato anche per le cosce fresche destinate a produzioni non tipiche. Il Mipaaf ha intrapreso due azioni per il sostegno alla filiera suinicola nazionale: stanziamento di 9 milioni di euro per l’acquisto di prosciutti DOP e di 4 milioni di euro per i salumi IGP e DOP, destinato a suini nati, allevati e macellati in Italia, e una volta superata la fase di lockdown, avvio di una campagna di promozione a sostegno della produzione nazionale.

Filiera carne avicunicola – Il mercato dei polli nel corso delle ultime settimane ha registrato una domanda sensibilmente indebolita rispetto al primo periodo di lockdown, quando l’offerta si era rivelata insufficiente a soddisfare l’accresciuta domanda. La situazione è sostanzialmente cambiata da fine aprile, e ora il comparto sta cercando di adeguarsi in fretta con una domanda frenetica, incerta e irregolare. I prezzi hanno registrato un’inversione di tendenza dalla seconda metà di aprile con accenni di ripresa lievi nell’ultima settimana di maggio, ma si auspica l’imminente ritorno allo stato di equilibrio. Pesante la situazione sul fronte del macellato dove i valori del “petto” perdono su base annua il 18%. Situazione complessa anche per i cunicoli, i cui prezzi scendono ancora e si attestano su livelli non più in grado di coprire i costi di produzione. I dati sui consumi domestici segnano un leggero miglioramento, ma aumentano anche i flussi in entrata da oltreconfine e la fase produttiva paga anche lo scotto di un’etichettatura sull’origine che per il coniglio non è ancora obbligatoria.

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