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La parola magica è Tartare

Sono le tartare il vero core del menu di Rose Tartare Bar, il nuovo bistrot in rosa a Trastevere.

A Roma, infatti, ha aperto Rose, un bistrot che evoca il tema del colore già nel nome e si carica maggiormente di significato quando si scopre che a gestirlo sono tre donne: Carlotta,  Alessandra e Fabrizia. 

A seconda della stagionalità e della spesa, a pranzo si trova sempre una zuppa o un altro primo mai uguali al giorno precedente, ma anche il burger di scottona, di salmone o vegetariano e diversi appetizer. Un’offerta che non dimentica nessuno e apre a ogni preferenza culinaria. La carne in questo contesto assume un significato speciale perché già il nome del locale evoca tradizioni antiche che riassumono usanze e gusti: la nascita della tartare si fa derivare dalla popolazione dei Tartari, gruppo etnico che, in continuo spostamento in lunghi viaggi, per ottimizzare i tempi di preparazione della carne la macinava sotto le selle dei cavalli, un consumo crudo approdato poi in Europa e che prima era, invece, totalmente inusuale.

Rose, oltre alle tartare più comuni a base di carne di chianina o di black angus, salmone o tonno, ha inserito quelle con la ricciola, l’orata e un’altra totalmente veg con avocado, datterino giallo e rosso, basilico con hummus di barbabietola. 

Estremamente trendy e cosmopolita, il bistrot trasteverino è un luogo attento all’estetica, pensato per chi ama tornare nel posto dov’è stato meglio, o nel quale ha scattato le foto migliori per luce, composizione dei piatti, design. 

M. C.

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