Prevale un sentiment di fiducia nel futuro

Si dice che ogni momento drammatico porti con sé anche delle opportunità.
È, questa, la domanda conclusiva di un sondaggio tra i macellai italiani, avviato durante la seconda fase del periodo di lockdown e conclusosi a metà luglio, da iMEAT in collaborazione con Federcarni ed Eurocarni. E le risposte ottenute danno credito all’affermazione iniziale: la maggior parte dei macellai che hanno risposto, senza fare dell’ottimismo azzardato, si sono però dichiarati intenzionati a implementare nuove formule sia di vendita che di servizio, dalle consegne a domicilio all’ulteriore innalzamento della qualità dei prodotti, dall’implementazione delle vendite online ad una rivisitazione del tempo dedicato al lavoro per dare più spazio alla vita privata, dal mantenimento di alcune pratiche ancor più dedicate alla sicurezza alla riorganizzazione della macelleria, auspicando anche l’assunzione di nuovi addetti.
In sostanza, il lavoro ha avuto un andamento positivo e, in alcuni casi, ha avuto anche una vera e propria un’impennata, pur con tutti i limiti del caso. Non è mancato chi si è dichiarato dubbioso sul futuro e sulle iniziative eventuali da intraprendere. I più hanno espresso però l’intenzione di investire su attrezzature, servizio, qualità continuando a credere nella propria attività e cercando di essere sempre più vicini alla clientela.
Seppur riferita ad un campione ristretto, la fotografia del dettaglio italiano di macelleria nel momento di emergenza ha posto in evidenza interessanti aspetti, al di là dell’atmosfera di incertezza che, purtroppo anche a fine luglio nel momento in cui scriviamo, continua ad aleggiare.
La gran parte dei macellai che hanno risposto, ovvero l’85% del totale, hanno un’attività che occupa tra 1 e 5 dipendenti, comunque la fetta dimensionale più consistente in Italia.
Innanzitutto i prodotti che sono andati per la maggiore durante il lockdown sono stati gli hamburger, il macinato, il petto di pollo, le fettine e le bistecche, la salsiccia. Diminuita sensibilmente la richiesta di preparati in quanto l’essere costretti a casa ha indotto i più a preparare i cibi tra le mura domestiche.
Il metodo più gettonato per fare ordini è stato il telefono e facebook, in seconda battuta; l’80%, senza distinzione di area geografica o di dimensione locale, ha effettuato la consegna a domicilio, in alcuni casi incentivando un servizio che in tempi normali rappresentava una fetta esigua. Nelle intenzioni per il futuro sembra una formula destinata a mantenersi e ad implementarsi.
Le altre modalità di vendita sono state attivate in percentuali assai ridotte: quella online è stata avviata solo da un 10% dei macellai che hanno risposto e sono pochi coloro che hanno pensato di installare dei distributori automatici; circa il 60% poi non ha effettuato il take away forse perché è stata una metodologia che inizialmente non era stata consentita.
Un aspetto decisamente interessante è quello riguardante la clientela: quasi il 90% di chi ha risposto ha dichiarato di aver acquisito nuova clientela durante il periodo della pandemia e circa l’80% di aver aumentato in tre mesi il giro di lavoro.
L’auspicio, come emerso anche da alcuni pareri raccolti dal nostro periodico iMEAT Giornale durante il lockdown, è che parte di questa clientela, essendosi avvicinata a prodotti di migliore qualità e a un servizio più dettagliato e competente, tenda a mantenere la macelleria tra i suoi negozi di fiducia.
Maristella Pastura
Su iMEAT Giornale
Categorie:Community news
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